Massimo Masetti nasce a Bologna l’8 aprile 1974.
La sua è una famiglia di origini contadine proveniente, da parte
paterna da Sasso Marconi e, da parte materna da una piccola frazione di
Gaggio Montano. I genitori sono la prima generazione che lascia la
campagna e si stabilisce a Casalecchio. Il padre per diventare
macellaio, prima come garzone, poi nella macelleria che gestirà per
trentacinque anni in Via Monterumici, a Bologna; la madre per impiegarsi
dapprima come operaia e poi come cassiera nel negozio del marito.
I genitori sono le figure della famiglia tradizionale italiana. La
mamma è persona affettuosa e premurosa, “una chioccia”; il padre
rappresenta la voce autorevole di chi sa farsi rispettare, “senza mai
toccarmi neppure con un dito, ma con la capacità di dirmi le cose in
modo da farmi sempre capire quando era il momento di farle”. Un uomo
equilibrato e riflessivo, che non ha mai cercato lo scontro, ligio al
dovere e rigoroso. “È stato il punto di riferimento che mi ha trasmesso
molti dei valori in cui oggi ancora credo”.
Insieme a una sorella di sei anni più grande di lui, Massimo cresce
tra la dimensione domestica e quella del cortile. “Ho avuto la fortuna
di vivere in uno di quei condomini progettati negli anni Settanta con
una visione sociale basata sul fulcro della relazione tra le persone.
Era un appartamento di Via Piave, a Casalecchio. Quattro palazzi al
centro dei quali c’era un giardino. È lì che ho conosciuto quegli amici
dei quali posso dire, ancora oggi, che se domani avessi bisogno di un
braccio se lo staccherebbero per darmelo”. È la dimensione libera e
liberatoria della vita tra pari che però, per Massimo, è anche qualcosa
di più rispetto ai coetanei. “Grazie a mia sorella potevo frequentare il
gruppo dei più grandi. Io e mia sorella ci siamo voluti molto bene e ci
siamo sempre molto supportati. Quando ero piccolo mi prendeva con lei e
mi faceva da alibi, permettendomi di stare fuori casa, addirittura di
uscire dal cortile, quando ancora quelli della mia età, arrivata sera,
dovevano rientrare. E forse è per questo che, da sempre, tendo a legarmi
con persone più grandi, piuttosto che più piccole di me”.
L’esperienza politica di Massimo è precocissima. “Ho cominciato ad
andare in sezione a tre-quattro anni, con mio zio Giuseppe, il fratello
di mia madre. Mi portava alla sezione del PCI di via dei Martiri e
all’ARCI Curiel di Casalecchio. Mio zio era un iscritto della sezione
della Croce di Casalecchio (fu anche segretario se non ricordo male) ed
era sindacalista della CGIL alla Magneti Marelli. I miei lavoravano, i
nonni anche, e lui, che era più presente, era un po’ il mio tutore. Mi
portava con lui a tutte le riunioni di partito, che allora erano
veramente il luogo di discussione delle scelte locali. Me ne ricordo in
particolare una, al cinema Fiammetta… che era dove adesso c’è la
pasticceria Dolce Lucia… La discussione era su qualcosa del tipo se la
tal strada doveva passare in quel punto o cinque metri più in là… eppure
ci saranno state quattrocento persone, il cinema straripava, la gente
in piedi non sapeva dove stare, e ognuno prendeva la parola per dire
fino in fondo quello che doveva dire, consapevole che fuori di lì non
avrebbe più avuto importanza, perché la decisione presa sarebbe stata
quella di tutti. Mio zio mi portava con sé e mi spiegava ogni cosa. Non
dico che mi trattasse come un adulto, ma mi prendeva molto seriamente.
Si preoccupava che io capissi quello che succedeva e cosa dicevano le
persone... e io ho cominciato a capire così che cosa era e che cosa
poteva fare la politica”.
Dopo le Elementari e le Medie frequentate con gli amici del cortile a
pochi passi da casa, l’iscrizione all’Istituto Salvemini (1988) è
l’occasione per prendere parte diretta alla vita politica. Massimo si
iscrive alla FGCI e poi, conclusasi quell’esperienza con la
trasformazione del PCI in PDS (1990), ad ALOUCS, il sindacato degli
studenti medi superiori.
Quando avviene la strage del Salvemini, Massimo è rappresentante
degli studenti per l’area di sinistra, insieme a Simone Gamberini e a
Simona Lembi. La vicenda segna l’inizio di un percorso di forte impegno
politico. “Venimmo coinvolti in una serie di eventi che, per forza di
cose, ci fecero maturare in pochi istanti. Di punto in bianco ci
trovammo a doverci rapportare con giornalisti e generali
dell’aeronautica, diventando portavoce del diritto di difesa della
nostra Scuola a fronte di uno Stato la cui avvocatura scelse di
schierarsi con l’Esercito e di abbandonare a se stesse famiglie e
territorio. Scuola e Comune si costituirono parte civile, sotto la guida
di Gianni Devani, che allora era Vicepreside e che diventò l’anima di
quello che è ora il Centro per le Vittime. Noi partecipammo attivamente a
tutto il processo, molto coinvolti sia sul territorio che fuori. Mi
ricordo la partecipazione a molte trasmissioni televisive: Samarcanda,
Maurizio Costanzo Show, La vita in diretta… Quella vicenda rafforzò la
mia motivazione politica. Fu qualcosa di talmente irreale da rischiare
di innescare la pericolosa involuzione dell’antipolitica. Combattere
contro uno Stato che non ti difende, piuttosto che percorrere la via del
dialogo e della giustizia. Era una strada possibile… Dall’altra parte
c’era quella della coerenza etica e dell’impegno civile che mi ha
insegnato che, anche se non siamo riusciti a cambiare le cose, perché la
sentenza definitiva ha assolto completamente l’aeronautica militare,
quando le persone sanno diventare un pezzo sano della società, allora
hanno la capacità e la forza di spronare tutti a prendere consapevolezza
e ad affrontare i problemi. In questa maturazione mio zio Giuseppe,
benché scomparso da molti anni, fu ancora una guida. Come mi aveva
insegnato: ‘Si picchettano i cancelli della fabbrica, si prendono le
botte e le si danno, però lì si comincia e lì si finisce’… che è quel
famoso partito di lotta e di governo capace di unire alla presenza nelle
istituzioni la forza d’urto sociale”.
Concluse le Superiori Massimo si iscrive alla facoltà di Scienze
della Comunicazione a Bologna. “Grazie alla guida di un professore molto
libero e illuminato mi ero orientato, già alle Superiori, all’attività
di programmatore. Mi piaceva progettare e produrre video e pensai che la
scelta universitaria più rispondente fosse quella, anche se, arrivato a
sei esami dalla fine, ho interrotto gli studi, complici le vicende
sentimentali, il Servizio Civile e l’offerta di un lavoro full-time”.
Il Servizio Civile conferma la scelta di volontario nella Pubblica
Assistenza di Sasso Marconi fatta nel 1992, ad appena diciotto anni. Con
la Pubblica Assistenza Massimo opera sia nel settore protezione civile
(in particolare in Val Topina e a Sarno e Quindici) che in quello della
gestione emergenze-urgenze e ricopre per due mandati (1998–2000 e
2000–2003) la carica di Vicepresidente. “La Pubblica Assistenza è
un’associazione disomogenea per estrazioni culturali e motivazionali
nella quale ho imparato a gestire le dinamiche di gruppo, appianando
divergenze e conflitti e cercando di valorizzare il fine comune. È in
questo contesto che mi sono fatto anche una buona esperienza nel
rapporto con l’ASL e con i Comuni”.
Sotto il profilo professionale Massimo comincia a lavorare nel 1997
per SMA, un’agenzia pubblicitaria che si occupa di cartellonistica e
web. Fa “un po’ di tutto”, dalla vendita degli spazi pubblicitari sul
web, all’adattamento dei contenuti per la fruizione di diversi partner, a
una parte di lavoro grafico.
Nel 1998 passa al gruppo editoriale Espresso dove svolge le stesse
funzioni per il portale internet Kataweb e la concessionaria
pubblicitaria del gruppo A. Manzoni & C.
“Nel 2001, quando comincia a sgonfiarsi la bolla di internet, e tutto
diventa molto meno tecnico e molto più commerciale, capisco che questo
ambiente, dove tutti hanno i coltelli pronti da infilarti nelle scapole,
non fa più per me. Comincio a fare, con più determinazione, quello che
già facevo tra le righe, cioè la progettazione, la produzione e la
realizzazione di filmati. Avevo cominciato con l’idea che tutti quelli
del mestiere coltivano, cioè di fare video liberi, cortometraggi
narrativi o documentari. Poi mi misurai con la realtà, scelsi di
ritagliarmi una fetta di mercato e mi dedicai alla produzione di video
nel settore delle macchine automatiche, video promozionali e video
formativi. Oggi, che quello delle macchine automatiche è un settore
fortemente in crisi e il lavoro è molto diminuito, mi occupo più spesso
di produzione video per la formazione in collaborazione con enti e
associazioni del territorio. Di tanto in tanto mi capita anche di fare
cose più creative: qualche documentario, commediole, videoclip musicali,
presentazioni di mostre d’arte”.
“Tra tutti il periodo dell’Università è quello in cui sono stato meno
politicamente coinvolto. Per dirla metaforicamente, ma non solo… ho
smesso di tirare i tortellini per la festa dell’Unità e ho cominciato a
tirare i tortellini per la festa della Pubblica Assistenza. Non avevo
nessuna tessera politica perché non mi riconoscevo in nessun soggetto
politico, anche se simpatizzavo per ATISREVINU, il gruppo della sinistra
studentesca. In quel periodo fui fermato molte volte ai controlli della
Digos. Erano gli anni della seconda guerra del Golfo e ci furono alcune
occupazioni, ma la politica per me faceva da sfondo, non era la
sostanza”.
L’impegno politico ricomincia nel 2001 quando Massimo prende la
tessera del Partito dei Comunisti Italiani. “È un’esperienza nella quale
rivedo qualcosa di quello che mio zio Giuseppe mi aveva trasmesso. La
forte idealità, una visione del mondo più sociale e più equa, ma anche
la capacità di confrontarsi con le istituzioni, dal di dentro e senza
tirarsi indietro, anche se il percorso è più lungo e faticoso”.
Nel 2004 il partito propone a Massimo di candidarsi a Sasso Marconi,
all’interno della lista civica che sostiene la Sindaca Marilena Fabbri
al secondo mandato. Primo dei non eletti, viene chiamato come assessore
esterno con delega a Sanità, Servizi Sociali, Informatica, Protezione
Civile e, per parte del mandato, Pari Opportunità. Ricandidato alle
elezioni del 2009, su richiesta della Federazione della Sinistra, viene
eletto e confermato assessore con le medesime deleghe, oltre a quella
delle Ricorrenze Istituzionali e della Partecipazione.
Amante dei viaggi, Massimo ha scorrazzato per buona parte d’Europa e
ha esplorato molti paesi dell’America Latina. Dai primi soggiorni,
organizzati dalla famiglia per mantenere i contatti con una parte di
parenti emigrati in Francia o sulle tracce di uno prozio prigioniero a
Mauthausen durante gli anni della guerra, ai viaggi organizzati dalla
scuola nell’ambito dei programmi di scambio e di gemellaggio, passando
per l’inter-rail del dopo maturità con i compagni del cortile, fino alla
ricerca del tempo perduto sudamericano, sulle tracce di Bob Marley e di
Che Guevara, ma anche alla scoperta di Machu Picchu e delle linee di
Nazca. Giamaica, Guatemala, Messico e Perù. Zaino in spalle, sui pullman
di linea, insieme a capre e galline, sono viaggi dell’avventura che lo
mettono in contatto con grandi esperienze di vita, in situazioni limite,
a contatto con gente “che si fa un culo tre volte il nostro”.
Una particolare passione è quella per la Spagna e le sue feste
popolari, dal carnevale dei pomodori a Buñol, alla festa dei fuochi di
Valencia, alla Semana Grande di San Sebastian, alla corsa dei tori di
San Firmin a Pamplona. “È il tripudio della gioia e della capacità di
divertirsi nella quale gli spagnoli sono maestri”.
Come ogni vero viaggiatore Massimo parla inglese, ha una padronanza
scolastica del francese e turistica dello spagnolo, “tutto appreso sul
campo, a partire dalle parolacce fino alle facezie… come il nome di
Cappuccetto Rosso, Capeluzito Roço o dei Puffi, Los Pitufos”.
Cultore di fantascienza, collezionista di gadget di Guerre Stellari,
dal pupazzo di Yoda a dimensioni naturali, autografato da George Lucas,
all’elsa della spada di Luke Skywalker, alla maschera originale di Darth
Vader, Massimo è un appassionato di cinema al quale dedica una
trasmissione radiofonica, Jungle Boogie – Il Cinema alla radio, che lo
impegna settimanalmente dal 1999 al 2007. “Eravamo in quattro. Ci
eravamo dati i nomi delle Iene di Quentin Tarantino. Io ero Mister
Orange, il poliziotto infiltrato, gli altri Mister Brown, Mister Blonde e
Mister White. Durante la settimana ci guardavamo i film e decidevamo
cosa raccontare, selezionavamo gli spezzoni da mandare in onda e i
commenti. Un’esperienza molto divertente”.
Oggi Massimo vive a Casalecchio con la sua compagna (Marzia) e una figlia (Margherita, 2009).
Parola chiave dell’impegno politico
“Mi permetto di citare Gaber: ‘Libertà è partecipazione’”.
Leader di riferimento
“Giuseppe Bernardi (mio zio), Enrico Berlinguer, Oliviero Diliberto”.
Libri preferiti
“
Triologia galattica di Isacc Asimov,
Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams e
Glamorama di Brad Easton Ellis… E naturalmente, da bravo ‘compagno che studia’, il Capitale di Karl Marx, oggi più che mai attuale”.
Film preferiti
“
La dolce vita, La trilogia di
Guerre stellari,
Pulp Fiction”.
Musica preferita
“Rock classico (Guns n Roses, Rolling Stones), ma anche il punk rock
dei Ramones, poi Vecchioni… ad una serata conclusiva di Samarcanda la
sigla la cantò lui dal vivo e io lo conobbi di persona. Ero un cinnetto
di diciassette anni che gli diceva che le sue ballate erano belle e lui
fu molto alla mano, ascoltò i miei commenti e questo me lo fece
apprezzare ancora di più… Poi Rino Gaetano, Francesco Guccini e Marco
Conidi… di cui sono un fans… un ‘angelo maleducato al suo seguito’…
anche se è un artista quasi sconosciuto”.
Programmi TV preferiti
“Film”.